Naturismo, la scienza del limite

di Pino Fiorella

Scienza del limite

Naturismo scienza del limite è un concetto formulato da Daniele Agnoli (1927-2013), grande scrittore naturista, in tempi ormai lontani e non sospetti, visto quanto sta accadendo al nostro pianeta in termini di inquinamento e depauperamento delle sue non inesauribili risorse. Questa espressione colpisce per la sua profondità e originalità, in quanto rappresenta una di quelle intuizioni che sinteticamente danno del Naturismo una definizione perfetta.

Ma prima di addentrarci a spiegare il motivo per cui il Naturismo è stato definito “la scienza del limite” è necessario fare un passo indietro nel tempo.

Correva l’anno 1933 quando Lamberto Paoletti (1881-1954) pubblicava il suo bel libro “Naturismo – Arte del Vivere”. Seguirono poi altre due edizioni del suddetto volume, la seconda nel 1942 e la terza nel 1945. Poiché, data l’epoca e il regime che da un ventennio governava l’Italia, e nonostante Mussolini si fosse professato “naturista”, il Paoletti mise un po’ in secondo piano l’istanza nudista, che invece è un connotato essenziale del pensiero naturista. La definizione però da lui coniata di “naturismo come arte del vivere” doveva rivelarsi oltremodo azzeccata e soprattutto pertinente. Il
Paoletti, oltre che avvocato e professore, era uomo di una cultura non comune che seppe mettere al servizio del movimento naturista. L’avvocato/professore, dopo aver vissuto a lungo in Germania, aderì fin dal 1901 al Naturismo, e in seguito costituì l’Unione Naturista Italiana fondando il relativo organo ufficiale che chiamò “L’idea naturista”.

Daniele Agnoli, nella sua “Storia del Naturismo in Italia“, ci dice che il Naturismo del Paoletti, che definisce umanista, economista e filosofo, è da ricollegarsi al movimento riformista della vita denominato “Lebensreform” e al “Naturisme” originario dei naturisti francesi, più che alla “Nacktkultur”, cioè al naturismo nudista tedesco successivamente ribattezzato “Freikorperkultur”. Il suo libro, “Naturismo – Arte del Vivere”, ricevette allora critiche lusinghiere dai più importanti quotidiani dell’epoca, da giornali, riviste e da pubblicazioni specializzate di medicina, sia in Italia che all’estero.

Nel primo capitolo, dopo aver sgombrato il campo dai soliti equivoci che pretendono di vedere nel Naturismo un ingenuo e utopistico ritorno ad mondo primitivo (ormai definitivamente scomparso ad eccezione di alcune ancora esistenti popolazioni dell’Amazzonia, della Papuasia e dello Yucatan), il Paoletti spiega che cos’è il naturismo. E lo fa dicendo che

Una volta gli uomini, tanto erano sprofondati nella ricerca dell’assoluta perfezione spirituale e dell’assoluta beatitudine che finirono per dimenticarsi nientemeno che di se stessi. E allora si decisero a cambiar rotta, percorrendo una nuova strada che si chiamò Umanesimo e Rinascimento.

Prima però dell’affermarsi di questi due movimenti culturali, fondamentali per il progresso dell’umanità, che culminarono dopo l’Illuminismo con la Rivoluzione Francese, gli uomini, continua il Paoletti, si erano per così dire “dimenticati” di appartenere anch’essi alla categoria degli esseri viventi, “dimenticandosi” del fatto che tutti gli esseri viventi devono obbedire ad un complesso di leggi naturali aventi lo scopo di assicurare ad un organismo non solo la sopravvivenza, ma anche un minimo di salute e di benessere (essendo persona colta si era rifatto a Schopenhauer che diceva: “L’uomo è un burattino nella mani della natura”).

La scienza aveva quindi dimenticato l’uomo, erano stati dimenticati i sentimenti e per di più, quello stesso uomo, sarebbe stato in seguito travolto dal determinismo tecnologico e da quello economico. Il Naturismo ha ovviato, per così dire, a questo “inconveniente” recuperando l’uomo e la centralità della sua posizione nella società.

Il Naturismo, che ripetiamo non è contro la scienza e la tecnologia, ritiene che sia stato giusto utilizzare le macchine per liberare l’uomo dalla fatica di lavori massacranti e in genere dalla schiavitù del lavoro, ma il naturismo ritiene anche che sia stato un errore varcare i limiti dello sviluppo, cioè quei limiti imposti dalle leggi della natura che prevedono la trasformazione e il continuo riciclo, non la distruzione di tutto ciò che esiste su questa nostra “piccola” Terra.
Per il Naturismo, infatti, non c’è posto per l’egoismo che in una parte del mondo sperpera risorse in modo dissennato, mentre nell’altra parte si lotta soltanto per la sopravvivenza; non c’è posto per la presunzione, tipicamente umana, di poter modellare la natura a piacimento o, peggio ancora, di
sottometterla; non c’è posto per il “peccato” di orgoglio, perché la nudità è un atto di umiltà che ci mette di fronte alla nostra fragilità.

Il Naturismo è quindi per il Paoletti quell’ “‘arte del vivere” che in Daniele Agnoli diventa “scienza del limite”. Sono entrambe definizioni che bene spiegano il senso profondo dell’espressione “vivere in armonia con la natura” coniata nel 1974 dalla Federazione Naturista Internazionale, e che molti ripetono banalmente senza comprenderne il significato. Socrate ha scritto: “Non il vivere è da tenere in pregio, ma il vivere degnamente”.

“L’arte del vivere” del Paoletti, cioè naturismo, fa pertanto riferimento a quel “vivere degnamente” espresso così sinteticamente ma compiutamente da Socrate. Ma per vivere degnamente occorre vivere rispettando la “legge del limite” codificata dalla natura per perpetuare la vita sulla Terra. E’ proprio alla “legge del limite” che i principi del naturismo si ispirano e in virtù dei quali è stata coniata l’espressione “vivere in armonia con la natura”. Da ciò si evince che “naturismo arte del vivere” e “naturismo scienza del limite” sono il “concentrato culturale” dell’idea naturista.

Ma vediamo in dettaglio di analizzare i due concetti. Scorrendo le pagine del libro del Paoletti scopriamo infatti che l’arte del vivere è la scienza che si occupa dell’applicazione dei principi dell’idea naturista nella vita quotidiana, dei vantaggi che ne derivano in campo medico sfruttando, nei limiti del possibile e dell’efficacia terapeutica, le cosiddette “cure naturali”, aria, luce, acqua, sole, ecc.

L’arte del vivere naturista significa per il Paoletti condurre una vita semplice, avere desideri moderati, osservare una scrupolosa igiene corporale, bandire fumo e alcool, vivere il più possibile all’aria aperta, dare un taglio netto all’ipernutrizione, prima responsabile dell’obesità. Ciò non vuol dire però che il Naturismo sia una filosofia di vita fatta di rinunce: il Naturismo non è rinuncia, ma rinsavimento, rispetto per le esigenze del corpo, drastico ridimensionamento del ruolo del vestito, diversa progettualità urbanistica e architettonica, rinnovamento etico, rivalutazione della funzione sessuale.

La “scienza del limite” di Agnoli va oltre le enunciazioni del Paoletti, perché al contrario di questi, a causa della repressione fascista, in Agnoli non vi è alcuna reticenza in relazione al nudismo. La scienza del limite, cioè la “scienza naturista”, è quella “scienza” che tiene conto dei limiti imposti all’uomo dalla natura interna e dalla natura esterna. Infatti il Naturismo altro non è che sintesi di ecologia umana ed ecologia dell’ambiente.

Oggi si parla tanto di inquinamento ambientale, oggi più di ieri nonostante il problema abbia radici lontane e risalirebbe addirittura al tempo dei Romani (sono state trovate zone inquinate dalla lavorazione del piombo). Noi di una certa età ricordiamo come l’uso del carbone come combustibile per l’industria e per le abitazioni private, usato in Italia fino al 1960, creasse una terrificante cappa di smog sulle città iperindustrializzate del Nord. Oggi è l’uso del petrolio, come fonte energetica primaria, a creare i maggiori problemi d’inquinamento atmosferico. Anche il mare non è esente da questo pericolo a causa delle gigantesche dimensioni dalle superpetroliere che solcano incessantemente gli oceani e che sovente sono responsabili di catastrofi ambientali. Ai giorni nostri si è poi aggiunto il problema della plastica, altro terribile inquinante: oltre alle microplastiche, sono state scoperte negli oceani gigantesche isole di plastica.

Naturismo come “scienza del limite” significa autolimitazione, sia in relazione alla distruzione non pianificata delle risorse, sia nei confronti del numero spropositato di bisogni, creati ad arte dalla società edonistico-consumistica.
Il Naturismo non è una fuga dalla società e neanche dalla tecnologia, essendo questa utile e necessaria. L’autolimitazione, che deriva dal buon senso, è il principio in base al quale l’uomo dovrà necessariamente impostare la sua vita futura al fine di vivere in equilibrio con la natura, condizione necessaria per non distruggere questo nostro pianeta che racchiude il miracolo della vita e che ci appare così piccolo e così indifeso nell’immensità dell’universo.