NATURISMO

Naturismo

Pubblichiamo un estratto dell’introduzione della “Storia del Naturismo in Italia” di Daniele Agnoli, edita nel 2000 dall’Unione Naturisti Italiani con il contributo della Federazione Naturista Italiana. A distanza di quasi vent’anni i suoi contenuti sono ancora attuali, poiché ribadiscono i valori universali del Naturismo.

Benché ormai enciclopedie e dizionari ne abbiano recepito il concetto, vaste fasce di persone di diversa estrazione sociale non sanno bene in forma definitiva quale sia il significato della parola naturismo.

Il naturismo, pur essendo un’istanza profonda, atemporale, dell’anima umana, è nato storicamente in Germania e quasi contemporaneamente in Francia. In Germania il naturismo è sorto come Nacktkultur, ossia come civiltà e cultura della nudità (in tedesco il termine Kultur comprende sia il concetto di cultura che di civiltà). In Francia, prima che naturisme e nudisme, la nuova idea è stata denominata gymnosophie, ciò che ha lo stesso significato di Nacktkultur […] Nei Paesi anglosassoni prevale il termine nudism, che non è sbagliato, ma che può dare luogo a equivoci.

Poco importa l’etichetta che nei diversi Paesi viene applicata al movimento naturista: l’importante è che emerga, senza pericolo di malintesi, il concetto nella sua chiarezza.

Naturismo, dice l’ormai classica definizione formulata dalla Federazione Naturista Internazionale (INF-FNI) nel 1974 al 14° Congresso Naturista Mondiale, è: “un modo di vivere in armonia con la natura, caratterizzato dalla pratica della nudità in comune, allo scopo di favorire il rispetto di sé stessi, degli altri e dell’ambiente”.

Chi analizzi bene tale definizione si rende conto che essa implica una concezione globale della vita, che non è soltanto un vago adeguamento alla legge naturale […]

Per maggiore chiarezza, sarà bene stornare fin dal principio una concezione del naturismo, diffusa soprattutto nei decenni passati, ma tuttora non del tutto estinta, secondo cui il naturismo non comporterebbe lo stato di nudità. In altre parole questa concezione limitativa del naturismo accetterebbe tutte le prerogative salutistiche e terapeutiche del naturismo, ad esclusione peraltro della pratica della nudità. Tale concetto di naturismo non può essere accettato e non è accettato dalla Federazione Naturista Mondiale e dalla Fenait, la Federazione Naturista Italiana […]

L’idea naturista è l’unica fra tutte le visioni antropologiche e del mondo che oggigiorno ponga come sua premessa e suo momento essenziale lo stato di nudità del corpo umano ovunque ciò sia possibile, cioè non sia sconsigliato da controindicazioni di natura meteorologica, ambientale, professionale e, fino a un certo punto, sociale. Basti questa affermazione per comprendere quali difficoltà la pratica del naturismo incontri in una società stereotipa come quella italiana, disturbata da atavici complessi sessuali. L’incapacità di realizzare nella propria vita emozionale l’armonia delle proprie componenti psichiche porta l’italiano medio al rifiuto del corpo nudo, al quale riserva, a seconda dell’educazione ricevuta, un atteggiamento di scherno, di disprezzo, di derisione, ma anche di libidine, comunque sempre in un rapporto falsato, come se il proprio corpo nudo non fosse l’unica realtà vera, sensorialmente percepibile, che a ciascuno appartiene nel corso della propria vita, ossia della propria, unica, esperienza del tempo.

Da ciò nasce un dissenso tra il proprio io vestito, apparentemente razionale, e la propria completa, vera realtà personale, coinvolta nei misteri dell’inconscio, nell’istintualità non ancora redenta, nel torbido coacervo di sentimenti, pensieri, sensazioni che determinano le nostre scelte a nostra insaputa.
La nudità è accettata come momento di trasgressione, ma in realtà spaventa l’italiano medio, apparentemente disinvolto e sicuro di sé, invero oppresso dal retaggio di una cultura e civiltà umanisticamente raffinata e sofisticata, ma avulsa da un contatto genuino e immediato con il proprio io sensibile. La visione del sesso e del corpo umano interamente nudo suscita nell’italiano medio reazioni del tutto imprevedibili. Soltanto a nominare le parole “nudo”, “nudità”, anche persone che si ritengono disinibite vengono prese da sussulti e rigurgiti psichici tali per cui diventa impossibile qualsiasi disquisizione sulla sanità, sulla normalità, sul potere psicoterapeutico del naturismo […]

E’ interessante, sintomatico ed emblematico constatare come anche in Italia, parimenti che all’estero, l’adesione al naturismo è interclassista, interetnica, egalitaria, interprofessionale, interrazziale, pur tenendo conto dei diversi valori culturali ed etici delle persone. Spesso persone di modesta cultura e digiune di medicina hanno tuttavia una perfetta intuizione del potere terapeutico della nudità naturale, sia per quanto riguarda l’aspetto fisico che quello psichico […]
Un naturismo ancorato alla sua base della pratica della nudità come condizione e simbolo della luce che deve illuminare il corpo e l’animo umano. In questa prospettiva si inseriscono come naturali e concomitanti conseguenze l’umanesimo e l’umanitarismo, il rispetto della propria e dell’altrui persona, il culto della famiglia e la responsabile educazione dei figli, la vita sana, il lavoro, lo sport, l’equilibrio nei sentimenti e nella sessualità, un’onesta gioia di vivere.

Daniele Agnoli (1927- 2013), Provveditore agli Studi e Commendatore della Repubblica Italiana, è stato il primo Presidente della Federazione Naturista italiana. Fondatore della rivista “Naturismo”, pubblicata dal 1972 al 1998, è autore di numerosi articoli e pubblicazioni, tra le quali “Breve storia del Naturismo nei Paesi di lingua tedesca”, “Storia del Naturismo in Italia” e “L’idea naturista in Francia”.