Naturismo e “neofuturismo”

di Pino Fiorella

Ho creato questo neologismo perché osservando la velocità con cui corre l’odierna civiltà dei computer mi è venuto in mente il futurismo, cioè quel movimento artistico e letterario sorto all’inizio del XX secolo come reazione al tardo romanticismo che si proponeva, attraverso l’uso di mezzi di espressione assolutamente nuovi, di rendere la dinamica e il movimento come espressione-sintesi della vita nelle sue diverse manifestazioni pratiche e spirituali. Questo movimento, fondato da Marinetti nel 1909, sosteneva un’arte e una cultura non più legate tradizionalmente al passato, ma proiettate verso il futuro in adesione al dinamismo della vita moderna.

Il nome di Bruno Keller, pilota d’aereo, è praticamente sconosciuto a tutti. A noi naturisti, però, ci riguarda da vicino perché viveva nudo su un albero.
Fra le novità, infatti, portate dal futurismo vi era appunto quella del nudismo praticato nella convinzione (per noi naturisti giusta) che considerare il nudo come osceno fosse un errore culturale. Del resto, e non a caso, sul problema delle convinzioni, il pensiero di Nietzsche era stato lapidario: “Le convinzioni sono nemiche della libertà, più pericolose delle menzogne”.

L’idea di scrivere su questo argomento mi è venuta in mente per studiare quali rapporti ci possano essere tra il naturismo e quello che ho arbitrariamente definito come “neofuturismo”, da me individuato nell’attuale era dei computer, della velocità, del dinamismo esasperato, della comunicazione simultanea tramite Internet, ecc., e questo perché taluni identificano il naturismo come una sorta di fuga in avanti rispetto alla morale contemporanea ancora fortemente tabuizzata circa i problemi della nudità e della sessualità.
Insomma, l’idea naturista si sarebbe spinta troppo velocemente in avanti, sarebbe troppo “neofuturista” per poter essere compresa dalla massa.

Tempo fa è apparso sul “Corriere della Sera” un articolo dal titolo “Maledetti futuristi” di Lawrence Ferlinghetti, nel quale scrive

“all’inizio del XX secolo i futuristi pensavano che la rivoluzione industriale avrebbe creato il paradiso in terra. Ma è successo l’opposto.
Cominciata nel XIX secolo, essa si è rivelata un disastro totale per l’umanità. L’inquinamento industriale sta avvelenando la nostra terra, i nostri mari, l’uomo stesso. Fu Pier Paolo Pasolini a dire che la scomparsa delle lucciole in Italia avrebbe segnato l’inizio di un’era terribile …”.

Idea Naturista

La dinamica folle delle società industrializzate era già stata fatta oggetto di critica da diversi e valenti scrittori naturisti e da altri simpatizzanti del nostro movimento. In Italia, per esempio, questa critica era stata portata avanti da Lamberto Paoletti, Daniele Agnoli, Claudio Ranieri, Giuseppe Ghirardelli, Luigi De Marchi, Ada Coppi Ranieri, ecc.
Ebbene, ciò premesso, risulta evidente come l’atteggiamento del naturismo sia stato, fin dal tempo dei pionieri, di aperta critica nei confronti della dissennata espansione di un consumismo sfrenato. Le scoperte scientifiche, come l’idea naturista ha sempre sostenuto e continua a sostenere, devono servire a migliore le condizioni di vita dell’umanità, miglioramento che non deve andare a discapito dell’avvelenamento dei fiumi, dei mari, della terra e dell’atmosfera, né tanto meno, per riprendere l’articolo di Lawrence Ferlinghetti, andare a discapito di quella fetta di umanità che, già povera, sta diventando sempre più povera, mentre la parte ricca del mondo sta diventando sempre
più ricca.

Di conseguenza, il “neofuturismo”, come esasperata dinamicità del sistema produttivo (oggi messo in crisi dal Covid-19) degli otto paesi più industrializzati, non può trovarmi d’accordo perché il naturismo è l’unica proposta valida per traghettarci fuori dal guado dell’autodistruzione, e ciò per i suoi alti valori umanitari (vera fratellanza e vero rispetto), per il suo alto contenuto etico (socialità e parità effettiva tra i sessi), per la peculiarità del suo messaggio (nudità come atto di umiltà).

L’idea naturista è l’unica idea nuova che può rimettere in carreggiata questo mondo così palesemente ingiusto per quanto riguarda il fronte dei diritti umani, così palesemente squilibrato per quanto riguarda la distribuzione della ricchezza, così palesemente arretrato per quanto riguarda i problemi etici, religiosi e culturali, così palesemente sbilanciato verso un consumismo che danneggia l’ambiente, così palesemente superficiale per quanto riguarda il sistema della comunicazione.

Quello che invece il naturismo propone, di concreto, di fattibile, di tollerabile per l’umanità e per il pianeta, è soltanto la messa in pratica di quei principi che l’idea naturista ha formulato a partire dalla metà dell’800, cioè negli oltre cento anni della sua storia, e che così si possono sintetizzare:

  • Pratica della nudità, perché, come abbiamo detto sopra, essa rappresenta un atto di umiltà e di rispetto nei confronti della natura;
  • Ritorno alla natura, che non deve essere né originismo, né primitivismo, essendo condizioni ormai facenti parte del passato e quindi non più attuabili nel mondo moderno;
  • Rispetto della natura, cioè conoscenza del suo limite, tanto è vero che il naturismo viene anche definito come “ la scienza del limite”;
  • Rispetto della natura umana nel suo duplice aspetto, fisico e psichico, cioè conoscenza della nostra realtà biologica e della nostra entità psichica;
  • Tutela della salute, cioè vita sana, possibilmente all’aria aperta, assiduo esercizio fisico con esposizione integrale del nostro corpo al benefico influsso degli agenti naturali: aria, acqua, e Sole con cautela;
  • Alimentazione morigerata, che però non deve essere ossessivamente restrittiva, vale a dire senza cadere negli eccessi di diete troppo drastiche;
  • Recupero della nostra identità, cioè il riconoscersi, mediante la nudità, nella nostra interezza corporea (il costume nasconde gli organi genitali);
  • Recupero della nostra libertà gravata, prima dell’avvento del naturismo, da sovrastrutture culturali e restrizioni imposte dalla morale e dalla religione;
  • Riposizionamento del ruolo della donna in una società che è rimasta in qualche misura ancora patriarcale nonostante il miglioramento della condizione femminile;
  • Riconquista di quella socialità perduta a causa della solitudine caotica dovuta alla dissennata urbanizzazione;
  • Rinnovamento etico, come vero cambiamento di principi morali desueti e pertanto non più applicabili nel mondo moderno;
  • Detabuizzazione, ossia eliminazione del tabù sessuale, poiché la nostra società, pur avanzata dal punto di vista del diritto, continua a considerare come osceni gli organi genitali.