di Pino Fiorella

Sul problema della sostenibilità dell’attività antropica, tempo fa la giornalista Patrice Poinsette rivolgeva alcune domande al professore Adriano Fabris, docente di Filosofia Morale all’Università di Pisa.
Nella prima domanda posta al professore si chiedeva se fosse d’accordo sul fatto che avendo l’umanità alterato e manipolato a piacimento le leggi della natura, credendosi al di sopra di essa, adesso quella stessa natura sembra presentarci il conto. Ne è un esempio la diffusione planetaria del Coronavirus che ha dimostrato, invece, che noi siamo parte della natura, e che la natura è più potente di noi.
Risponde il Fabris:
Si è diffusa un’idea sbagliata. Si ritiene, grazie alle tecnologie, di poter manipolare i processi naturali a nostro uso e consumo e di controllarne gli effetti. Ma non è vero. La manipolazione produce effetti collaterali devastanti, come mostrano le emergenze ecologiche. Un controllo pieno della natura non ci potrà mai essere: vi sono eventi inaspettati, come quello relativi alla pandemia, appunto.
La domanda successiva riguardava il nostro rapporto con la natura, che andrebbe ripensato per una “pacifica convivenza”, anche facendoci aiutare dalla lezione dei filosofi.
Possiamo farlo abbandonando l’idea di avere potere su ogni cosa. Possiamo farlo rendendoci conto che siamo essere finiti, limitati. E che quindi dobbiamo interagire con i processi naturali, non semplicemente agire su di essi. E’ ciò che la filosofia ci insegna fin dal mondo antico: il fatto che siamo parte della natura, non creatori di essa.
Un’altra domanda interessante si incentrava su che cosa fosse cambiato tra l’uomo-natura per gli antichi e l’uomo-natura per i moderni.
È cambiato moltissimo. Nell’antichità l’essere umano era considerato una componente del cosmo e in esso doveva inserirsi al meglio. Nel mondo moderno il cosmo diventa un oggetto da conoscere e trasformare. L’essere umano se ne sente espulso e perde il suo equilibrio.
Un altro problema è la salute: che cosa s’intendeva per “salute” in passato e che cosa intendiamo noi oggi per “salute”?
Nel passato la salute era appunto questo equilibro tra le varie parti dell’essere umano: fisiche e psichiche. Oggi rischiamo di considerare la salute solo con il ripristino della piena funzionalità di un singolo organo, senza considerare la totalità dell’organismo, come recita la teoria olistica.
In relazione ai due grandi spettri del nostro tempo, epidemia e cambiamento climatico, che sembra unire uomini e società, va individuata una differenza?
La prima paura riguarda qualcosa che colpisce direttamente la nostra salute. La seconda paura concerne i processi che hanno effetti meno immediati, e che per questo spesso ce ne scordiamo. Ma la portata delle trasformazioni climatiche è profonda e duratura. Per questo è necessario che le nostre abitudini cambino davvero, e presto. Siamo capaci di farlo, e l’esperienza della pandemia ce lo dimostra.
Fin qui il professor Adriano Fabris, mentre il Wwf, per mezzo della sua Presidente Donatella Bianchi, si pone la domanda di come immaginiamo il mondo che verrà. Per questo motivo il Wwf ha lanciato la campagna “Il mondo che verrà”, invitando tutti ad esprimere la propria opinione, la propria visione, le proprie speranze con un messaggio, con una proposta da postare sul sito del Wwf:
Di fronte alla crisi è venuto il momento di scelte innovative per razionalizzare l’uso delle risorse naturali migliorando i meccanismi di produzione, che devono diventare sostenibili, e migliorando anche i modelli di consumo, che devono assolutamente essere responsabili. E’ venuto il momento di ridurre il debito naturale che continuiamo ad accumulare sulle spalle dei nostri figli.
Da ciò se ne deduce, quindi, che occorrono delle linee guida che possano permettere una ricostruzione a partire dalla salute del pianeta e delle persone.
Così, come tutti insieme abbiamo affrontato la crisi sanitaria”, dice Donatella Bianchi, “che ha provocato e continua a provocare tanti lutti e tante difficoltà all’Italia e al mondo intero, ora tutti insieme abbiamo la necessità di costruire il mondo che verrà, ossia il mondo dopo il Covid-19.
E nel chiedere a tutti i cittadini di far sentire la propria voce, Donatella Bianchi prosegue:
Abbiamo dimostrato grande coraggio e altruismo in questa prova che ci ha impegnato in una lunga serie di sacrifici per tutelare la nostra salute. Ora è il momento di dimostrare altrettanto coraggio e determinazione nel costruire il nostro futuro e quello dei nostri figli. Sia per quanto riguarda l’economia che per i nostri modelli di produzione e consumo dobbiamo ascoltare la scienza. Quella stessa scienza a cui ci affidiamo per superare il Coronavirus, e che ci dice, da tempo, che scelte concrete e sostenibili per mettere al sicuro il nostro capitale naturale non sono rimandabili. Il mondo che verrà dipende da noi, perché noi siamo le scelte che facciamo.