Origini del corpo nudo nel mondo ellenico

di Mery Crossignani

Nudità del corpo nella storia

La nudità del corpo umano è da sempre una questione dibattuta. C’è chi l’approva in pieno, essendo convinto che sia un dato naturale, c’è chi invece lo disapprova attribuendole una valenza negativa. Chi l’approva, come il naturismo, che ha fatto della nudità il suo principio cardine, lo ha fatto per ridare dignità a ogni corpo umano nella sua interezza; chi invece la condanna la considera riprovevole proprio perché la nudità, mostrando gli organi genitali, mette in mostra il lato animalesco dell’essere umano.

Infatti, se facciamo mente locale ci rendiamo conto che l’uomo ha abbellito in tutti i modi il suo aspetto fisico (abiti, trucco, acconciature, depilazione, ecc.), ma per quanto riguarda gli organi genitali non ha potuto far niente, perché questi sono rimasti uguali dalla notte dei tempi, identici nella loro “brutalità” primordiale.

Sulla nudità la storia dell’umanità racconta della continua lotta fra le due fazioni. Andando a ritroso nel tempo, Massimiliano Papini, nel libro “Nike. Il gioco della vittoria” del 2003 (Ed.Electa-Milano) scrive come il corpo nudo, nel mondo ellenico, sia stato legato alla sfera dell’atletico e dell’allenamento in genere, anche guerresco. A tal proposito sono emblematici due episodi raccontati dagli storici dell’epoca.

Il primo episodio si svolse nel IV secolo a.C., in occasione dell’incursione contro Sparta operata da un esercito straniero. Lo spartano Isida, al passaggio tra pubertà e virilità, diventa protagonista di uno straordinario spettacolo, tuffandosi del tutto nudo nel bel mezzo della mischia, con il corpo unto come un atleta, brandendo lancia e spada provocò una strage tra i nemici non ricevendone alcuna ferita, o perché era un dio a proteggerlo per il suo valore, o perché si era presentato agli occhi dei nemici quale creatura più grande di un uomo di normale corporatura. Per questa impresa, prima di essere incoronato dagli efori, gli venne inflitta una multa di mille dracme perché aveva osato esporsi al pericolo senza protezione alcuna.

Il secondo episodio, sempre del IV secolo a.C., riguarda il re spartano Agesilao il quale, di fronte al ben più numeroso esercito persiano, al fine di stimolare l’ardore dei propri soldati decise di far sfilare nudi i prigionieri nemici catturati per dimostrare che i loro pallidi corpi mai erano stati sottoposti alle fatiche dell’allenamento in una palestra greca. Ciò per dimostrare simbolicamente, rapportando il corpo maschile degli spartani a quello flaccido dei persiani, la superiorità ellenica anche fisica.

Tucidide ne “L’Archeologia” racconta come i Lacedemoni fossero stati i primi a denudarsi e a ungersi d’olio nelle competizioni atletiche. E anche nei Giochi Olimpici più antichi, in cui gli atleti gareggiavano con una fascia che copriva i genitali, non sarebbero passati molti anni prima che cessassero di portarla: ma alle gare non potevano assistere le donne.

Il passo successivo fu poi intrapreso dagli Spartani, i primi ad indossare una veste modesta, cosa che fecero anche i più ricchi adottando un costume il più possibile simile a quello della massa. Saltando immediatamente dal tema sul modo di vestire a quello della nudità, Tucidide sembra cogliere una connessione tra regime di vita austero, egualitario, e nudità atletica.

Il passaggio da una veste austera alla nudità è invece attribuita da Platone ai Cretesi, poi recepita dagli Spartani. Platone afferma, infatti, che non doveva trascorrere molto tempo da quando ai Greci sembrava brutto e ridicolo che gli uomini si facessero vedere nudi, a quando i Cretesi, prima, e poi i Lacedemoni iniziassero la pratica della ginnastica nudi.
Nella storia ellenica vi sono poi stati altri esempi sulla pratica della nudità, anche in termini religiosi, influenzati dalla Gimnosofia indiana.

Queste brevi note sul corpo nudo non vogliono essere assolutamente esaustive, ma solo un invito ad approfondire: dal passato provengono molteplici testimonianze di esposizione del corpo nudo, vedi il mondo pagano e i suoi riti ispirati alla natura, come i reperti archeologici dimostrano.