Il Ponte della Becca e i Nudisti del Po

In un precedente articolo, abbiamo parlato ed elencato le spiagge naturiste in Italia.
Ma, oltre a quelle descritte in quel articolo, vi sono altri luoghi storici del naturismo italiano, pur non ufficiali: di uno di questi, nato più di 50 anni fa, abbiamo chiesto notizie a Pino Fiorella, segretario dell’A.n.e.i. (Associazione Naturista Ecologista Italiana) e consigliere della Federazione Naturista Italiana. Fiorella, storico e filosofo del Naturismo italiano, per parlarci dei “Nudisti del Po” ha consultato varie fonti scritte, oltre ad attingere alla propria memoria personale, e ci ha mandato quanto segue.

Per parlare del Ponte della Becca, uno dei siti storici del naturismo libero ma organizzato (come soleva ribadire Giuseppe Ghirardelli detto “il Ghira”), bisogna partire dal lontano 1965, anno in cui l’avv. Giovanni Pellegrino, l’ing. Giuseppe Ghirardelli e il dott. ing. Claudio Foà di Milano fondavano l’ANITA (acronimo di Associazione Naturista Italiana, scritto, per la precisione come A.N.ITA). La costituzione dell’associazione avvenne grazie anche a un’intuizione dell’avv. Pellegrino, che, conoscendo le leggi italiane, trovò un varco legislativo, arrivando alla conclusione che “ciò che non è proibito è lecito”.

E non è un errore dire che così è nato il naturismo italiano, perché se è vero che l’anno prima (1964) nasceva l’UNI (Unione Naturisti Italiani), questa assumeva il nome di “Associazione Svizzera tra Naturisti Italiani e Svizzeri Amici dell’Italia” con sede in Svizzera. E fu soltanto con l’Assemblea di Lugano del 20 aprile 1969 che l’UNI lasciò l’ospitale e protettiva Svizzera per trasferirsi a Torino.
Il “Club Nudisti del Po”, nasceva invece nel 1960, in un primo tempo in modo riservato a pochi soci, per poi, dal 1966, aprirsi a tutti. Di conseguenza è stata questa la prima iniziativa in Italia, e anche tra le prime in Europa, di nudismo libero organizzato.

Al Ponte della Becca, in provincia di Pavia, in origine si praticava il nudismo navigando su una casetta di legno galleggiante, di proprietà dell’ing. Giuseppe Ghirardelli, che percorreva le anse del Po per sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine che ancora allora davano la caccia ai nudisti.
Questa idea della casetta di legno, cioè di quella che è passata alla storia naturista semplicemente come la “Casetta Galleggiante” (che poi doveva fungere anche da Segreteria estiva dell’ANITA), era venuta al Ghira per permettere ai soci di praticare il nudismo che fino ad allora era soltanto scritto sulla carta. Il gruppo, che allora aveva incominciato a frequentare assiduamente la casetta, venne denominato “Club Nudisti del Po”.

In seguito, aumentando considerevolmente il numero di soci, ad un certo punto incominciò ad apparire chiaro che tutti i Nudisti del Po non potevano più starci sulla Casetta Galleggiante.Fortunatamente i tempi stavano rapidamente cambiando, grazie al ’68 che, con la rivoluzione culturale che ne era seguita, aveva portato con sé una nuova concezione del comune senso del pudore.
In conseguenza di ciò si decise ch’erano maturi i tempi per poter praticare il nudismo sull’isola creata dalla confluenza del Ticino con il Po. Ormai il numero dei Nudisti del Po era arrivato a sfiorare le duecento unità. E così si provvide allora, prima con una barca, e poi con due, a creare un servizio di trasbordo dall’imbarcadero all’isola.

In quel periodo, la sensazione di “possedere” un’isola tutta dedicata al nudismo, era per il movimento naturista qualcosa di straordinario. Inoltre, sulla Casetta Galleggiante troneggiava un bel cartello rettangolare con la scritta “ANITA – NUDISTI DEL PO”, un cartello che l’ing. Ghirardelli aveva potuto applicare con il beneplacito del Sindaco di Linarolo (Comune sotto la cui giurisdizione cade la zona del Ponte della Becca) e dei carabinieri di Pavia, autorità locali con cui il Ghira, proprietario di terreni e cascine nell’Oltrepò pavese, era in buoni rapporti.
Per questi motivi, e altri meriti, quali il suo convinto ambientalismo e l’aver portato e diffuso in Istria quel nudismo che in Italia non si poteva praticare, Giuseppe Ghirardelli è considerato uno dei grandi pionieri del naturismo italiano. A tal proposito vogliamo ricordare uno dei motti famosi che soleva ripetere spesso: “Gli uomini passano, gli ideali restano”.

Ma poi, si sa, con il tempo ci fu una specie di riflusso, non del naturismo ma nel numero di persone che frequentavano il sito naturista, vuoi per nuove offerte naturiste, con la creazione di strutture e centri naturisti che, nel frattempo, erano sorte anche in Italia, vuoi perché in certe domeniche era difficile raggiungere l’isola a causa, o di piogge abbondanti o di tremende siccità che colpivano e tuttora colpiscono il grande fiume. Fatto sta che i frequentatori dell’isola diminuirono finché si decise di impiegare per il trasbordo una sola barca condotta da Antonio Bongiorni, che dopo la morte di Ghirardelli si assunse il compito di proseguire la sua opera e le sue iniziative, e che in seguito acquistò la gloriosa Casetta Galleggiante.

Successivamente le cose dovevano ancora cambiare perché l’uso della barca, e ancora il considerevole numero di nudisti, era diventato un problema dal punto di vista organizzativo, perché la barca, fra coloro che arrivavano in ritardo e coloro che ritornavano anzitempo, rimaneva impegnata praticamente tutto il giorno.
Di conseguenza, alla fine, il gruppo dei Nudisti del Po decise di abbandonare l’isola e incominciare a frequentare uno spiaggione (da qui il cambiamento del nome in “Amici del Sabbione”) posto sulla riva destra del Po, raggiungibile percorrendo la prima strada sterrata a sinistra subito dopo aver oltrepassato lo storico ponte in ferro detto, appunto, Ponte della Becca, che collega Pavia all’Oltrepò pavese.

D’allora la pratica naturista è proseguita sul “Sabbione”, in quegli anni raggiungibile con l’auto. Adesso, però, da quando il sito è diventato Parco Adda Sud, non è più raggiungibile con i mezzi motorizzati. Oggi è possibile raggiungere il “Sabbione” o partendo dall’imbarcadero con una barca, o a piedi, o in bicicletta.
Comunque, al di là di tutte queste vicissitudini, e anche se in questi ultimi anni l’afflusso di persone è notevolmente diminuito, il naturismo al Ponte della Becca, ovvero al “Sabbione”, è ancora vivo e prosegue la sua lunga storia.