
Progetto Racò del Conill Nudista è il nome di un gruppo di attivisti che cerca di organizzare la reazione naturista all’attuale declino dell’uso nudista in questa e molte altre spiagge spagnole, per gli effetti dell’invasione tessile e di altri fenomeni dannosi per il Naturismo. Si tratta di un’iniziativa che opera su vari fronti: quello istituzionale con le autorità locali, quello sui media e su Internet, sull’interscambio informativo con altri gruppi naturisti di altre zone, e azioni sulla spiaggia, come ad esempio la distribuzione di volantini informativi a naturisti e tessili.
Quello che alla fine è diventato il PROGETTO NUDISTA di RACÓ DEL CONILL è iniziato nell’estate del 2016. La mobilitazione da allora è riuscita a raggiungere obiettivi parziali verso quell’obiettivo totale, che è il mantenimento della tradizione nudista del Racó. E’ un progetto volto alla difesa, attraverso la partecipazione pubblica, dei diritti e degli spazi di libertà raggiunti dallo stile di vita naturista e attualmente minacciati. L’ obiettivo è la continuità della tradizione nudista del Racò del Conill e la comunicazione sociale dei valori dell’idea naturista.
Qui di seguito pubblichiamo alcune conclusioni, tradotte dallo spagnolo, a cui gli attivisti di questo gruppo sono arrivati dopo questi anni di attività e mobilitazione. Queste conclusioni si ricollegano anche alle domande che ci eravamo posti in un nostro precedente articolo, a proposito dell’oscuramento del nudo sui Social.
Funziona tutto questo? Sicuramente sì, la chiave sarà verificare il suo grado di impatto, attraverso la capacità di modificare i comportamenti nocivi a un naturismo sano, rispettoso e rispettato. Abbiamo un messaggio che è una rivendicazione per tutti i naturisti, e nel nostro caso nel Racò abbiamo trovato e attuato forme e modi per esprimere questo. Perché funzioni, non si può agire solo personalmente.
Vogliamo anche risvegliare le associazioni naturiste, cercando di argomentare perché a nostro giudizio foto e video senza consenso sono un potente fattore nemico del naturismo, che si aggiunge ad altri che ci hanno portato alla situazione attuale di regresso di presenze naturiste in spiagge storicamente tali.
Situazione che possiamo e dobbiamo cambiare: al Racò stiamo facendo cose in questo senso, e stiamo avendo risultati. Idee brillanti, entusiasmo per metterle in moto: abbiamo bisogno di questo, su molte spiagge spagnole, nel modo meglio coordinato possibile, per porre fine a un problema che solo a noi naturisti interessa e colpisce, non i tessili, e che quindi solo noi naturisti possiamo affrontare e sistemare.
I seguenti sei punti vogliono illustrare un fenomeno diffuso, che ha effetti devastanti per il nudismo in molte calette e spiagge. Sono il risultato dell’esperienza come attivisti naturisti su una particolare
spiaggia, ma sono valide anche per molte altre spiagge, spagnole e non. L’azione intrapresa da questo Gruppo ha fatto in modo che, a partire da una mozione presentata al Comune di La Vila Joiosa nel 2017, venisse promulgata una normativa comunale attualmente più pro-nudista, presa poi come esempio da seguire anche da altre municipalità spagnole. Lo sviluppo di questa normativa ha portato all’installazione di un cartello nella spiaggia naturista del Racò, che si aggiunge a quella campagna educativa sopra menzionata, che aiuta a sradicare comportamenti incivili e garantire comfort e sicurezza, non solo per i naturisti di oggi, ma anche per naturisti del futuro, che avranno bisogno di spazi ottimali per rimanere legalmente spogliati in spiaggia, o poter fare in tutta tranquillità una prima esperienza naturista.

1) Le foto e i video senza consenso sono un fenomeno abbastanza recente: 20 anni fa non c’erano. Il fenomeno è in aumento, ed è collegato, ovviamente, all’invasione tessile, che porta più persone sulle spiagge di tradizione naturista, e quindi più smartphone e usi impropri. Il problema delle foto e dei video “piratati” senza consenso sulle spiagge di tradizione nudista, richiede, per risolverlo,
approcci e trattamenti nuovi.
2) Le foto e i video senza consenso sono illegali e minano la convivenza tra tessili e naturisti. Contravvengono anche a regole di base di cortesia, educazione o rispetto, a quel imprescindibile rispetto verso gli altri con cui si condivide uno spazio pubblico. Tuttavia, non possiamo parlare di malafede generalizzata: quasi tutti oggi portano uno smartphone o una macchina fotografica in tasca, è una caratteristica della nostra epoca, e certamente non si tornerà indietro.
Ma quando un gruppo di ragazzi scende la scala che porta alla spiaggia del Racò filmando, o quando qualcuno si ferma sul promontorio tra le due calette per fare un video o una foto a 360 gradi dobbiamo valutare fino a che punto sono consapevoli di quello che stanno facendo. La nostra esperienza, dopo aver distribuito migliaia di volantini a favore del naturismo che si occupano anche di questo problema delle foto, è che quasi sempre, dopo aver spiegato loro il problema, chiedono scusa, non rendendosi conto in buona fede della faccenda, e rinunciano a fotografare e riprendere senza chiedere il consenso alle persone vicine. In pochissime occasioni oppongono “ragionamenti” contro. Il che ci indica una soluzione: un tono dialogante che argomenti le nostre lamentele, realizzato in modo diffuso per essere efficace.
3) Le foto e i video senza consenso sono anti-naturisti, anche quelli fatti da naturisti per diffonderne lo stile di vita. In questi anni di attività sulla spiaggia, abbiamo scoperto molto presto quelli che chiamiamo “falsi tessili”: indossano il costume da bagno ma non sono tessili. Se non si denudano è per la pressione ambientale, per la nuova maggioranza tessile su una spiaggia che anni fa era chiaramente naturista (e ricordiamo a ogni naturista che la prima forma di resistenza è di spogliarsi, rimanere nudi per rivendicare il proprio diritto). Per questi “falsi tessili” la questione delle foto e poi un motivo in più per rimanere vestiti, poiché temono di essere filmati e fotografati nudi. In breve, le foto e i video senza consenso sono dissuasivi per togliersi il costume a chi è un nudista occasionale, e questo disagio, questa insicurezza fa aumentare senza dubbio il nefasto uso tessile, che sta minacciando la tradizione naturista di tante calette e spiagge. Far sì che le persone siano sicure per spogliarsi liberamente deve essere un compito di qualsiasi iniziativa attivista che intenda difendere il naturismo.
4) Ma vietare le foto sarebbe un regresso delle libertà generali, e il naturismo è libertà. Non possiamo pretendere di ottenere diritti e spazi compromettendo i diritti di altri: l’attuazione dei valori naturisti deve rendere più libera l’intera comunità sociale entro la quale si vive. Si potrebbe pensare, quale meccanismo di difesa, di sopravvivenza, di far vietare le foto e video sulle spiagge di tradizione naturista: il nostro progetto però lo ha escluso fin da subito. Se sulle spiagge c’è gente che filma e fotografa nel modo giusto e rispettoso, senza contravvenire a basilari regole di convivenza civile, d’altra parte c’è gente che realizza quelle stesse cose in modo sconsiderato, aggressivo e fastidioso per gli altri: bisogna eliminare l’atto o bisogna eliminare i comportamenti incivili? L’atto di fotografare un posto bellissimo, di portarsi un ricordo di una giornata di spiaggia può facilmente essere fatto nel modo giusto (fotografie proprie ben inquadrate, consenso espresso, non realizzare panoramiche generali…), e non possiamo perdere questo diritto per colpa di chi non ne fa un uso corretto. Sarà quindi necessario informare ed educare chi ne ha bisogno su come farsi una foto senza disturbare né aggredire.
5) La soluzione passa senza dubbio nell’organizzarsi tra naturisti, in gruppo, e tramite l’utilizzo di strumenti di comunicazione che veicolino in maniera appropriata i nostri reclami. Come nel caso delle nostre rivendicazioni per quanto riguarda l’unico uso giusto, in nudità, di una spiaggia di tradizione naturista. Le tensioni più grandi, occasione di litigi e conflitti, di solito si verificano sul tema delle foto. La forma è il contenuto del messaggio che vogliamo dare, il modo in cui viene trasmesso il messaggio condiziona in un grado altissimo il successo o il fallimento verso il nostro ricevente. Tra il gridare a squarciagola verso l’inappropriato fotografo e l’avvicinarsi con un volantino che spiega la problematica e suggerisce regole di comportamento fondamentali, la cosa più intelligente e più vantaggiosa per i nostri interessi è chiara. Abbiamo da reclamare, e comunicarlo correttamente è ciò che gli dà senso.
Inoltre, la comunicazione deve essere massiccia. Dalla spiaggia del Racò del Conill migliaia di costumi da bagno e fotografi improvvisati passano ogni estate, quindi il messaggio deve essere rivolto a tutti, e continuo, ogni giorno. Ecco perché abbiamo bisogno di forme e strumenti organizzati, non improvvisati personalmente.
6) La soluzione è informare, educare civicamente su contenuti e valori del naturismo, e sui suoi modi di comportamento. Significa intervenire ogni volta, personalmente o in gruppo, per informare che si sta facendo qualcosa di improprio e illegale. Non fare nulla significherebbe continuare a soffrire i disagi continui di quei comportamenti incivili che attentano contro diritti irrinunciabili, quali privacy e intimità personali. Vorrebbe dire che non stiamo assicurando le condizioni che consentano l’espansione del naturismo. In una cala come il Racò del Conill, la massiccia presenza di tessili provoca un fenomeno ovvio e in aumento ogni anno: la diminuzione di presenze naturiste, soprattutto da parte dei più timidi “falsi tessili” e potenziali futuri naturisti. E’ compito di ogni naturista difendere l’atmosfera di reciproco rispetto, volta a garantire la sicurezza di spogliarsi in tranquillità per godersi la bellezza del luogo.