
Il libro Walden, ovvero la vita nei boschi di Henry David Thoreau è il resoconto dell’avventura dell’autore statunitense, che dedicò due anni, due mesi e due giorni della propria vita, tra il 1845 e il 1847, alla ricerca di un rapporto intimo con la natura e insieme ritrovare se stesso in una società che non rappresentava ai suoi occhi i veri valori da seguire, ma solo l’utile mercantile.
“Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, affrontando solo i fatti essenziali della vita, per vedere se non fossi riuscito a imparare quanto essa aveva da insegnarmi e per non dover scoprire in punto di morte di non aver vissuto.”
(Henry David Thoreau, Walden ovvero Vita nei boschi)
Dopo varie stesure, il libro venne pubblicato nel 1854 ed è ritenuto uno dei primi romanzi che parlano di ecologia, che ancora oggi ispira il pensiero ecologico contemporaneo.
Il mondo sta andando alla deriva ambientale perché ci siamo affidati al progresso mercantile: questo sosteneva nel suo libro già 166 anni fa Henry David Thoreau come insegnamento della sua esperienza, esperienza che fece per allontanarsi da un tipo di sviluppo della società umana che non condivideva. Un insegnamento molto attuale ancora oggi; soprattutto oggi.
Walden ebbe subito un grande successo, e fu riportato in auge dalla controcultura statunitense, in particolare dalla Beat Generation, che vide nell’esperienza di Thoreau e nella sua forte volontà di un ritorno alla natura un contrasto con la crescente modernizzazione delle metropoli americane.
Per Thoreau la natura è fonte di benessere e soluzione esistenziale. La civilizzazione proveniente dall’Europa, quindi dall’Est, è meccanica, industriale, è quella del motore e dei progressi tecnologici: l’elettricità e la vasca da bagno, l’ascensore e le ferrovie, le costruzioni e la città… Tutti quanti aspirano a queste novità, eccetto Thoreau, che sa che rappresentano altrettante occasioni di allontanarsi dalla natura, di voltarle le spalle, di dimenticarla e di snaturarsi a vantaggio di un uomo che sarà presto definito monodimensionale. Per il pensatore statunitense bisogna invece volgere lo sguardo a Ovest, verso la saggezza empirica e ancestrale degli Indiani nativi che, inseguiti, perseguitati e sterminati dai bianchi venuti dall’Europa, si rifugiano sempre più verso l’Occidente prima dello sterminio definitivo.
Venendo al mondo di oggi, o meglio, adattando la filosofia di vita del Walden di Thoreau alla realtà odierna, possiamo dire che anche nelle megalopoli, nelle città sovrappopolate, ricoperte di cemento e di asfalto, siamo creature della natura in relazione con il pianeta. E niente ci impedisce l’inverso dell’esodo rurale verso le città che ha avuto luogo negli ultimi 150 anni in tutto il mondo, non solo in quello occidentale: la vera rivoluzione sarebbe un esodo urbano in direzione della ruralità.
Entro qualche decennio il 70% della popolazione mondiale vivrà in tremende Megalopoli, dice la Banca Mondiale. L’alternativa proposta da Thoreau è la capacità dell’umano di vivere in equilibrio con il mondo vegetale, minerale, animale. L’attualità del pensatore americano dell’800 è tutta qui: se i governi non fanno niente, sta a noi capire i confini, le leggi, i comportamenti, le libertà del quotidiano. Idee libere che portarono lo stesso Thoreau a invocare la «disobbedienza civile» verso le norme ingiuste: a ben vedere, è il principio che anima Greta Thunberg e i movimenti ambientalisti di tutto il mondo. Magari persino “discutendo” con i filosofi del passato o leggendo la Bhagavadgītā, come capitò a Thoreau nei 2 anni, 2 mesi e 2 giorni trascorsi a Walden Pond. Così non saremo mai soli, neppure nella buia silenziosa, foresta cosmica dell’Universo.
Conficcate nella terra ci sono energie umane concentrate, continua a dirci Thoreau, che possono spronare l’uomo del presente a riprendere in mano la propria esistenza per re-imparare a vivere in maggiore sintonia con la natura cosmica che ci circonda.