di Pino Fiorella

Pubblichiamo una riflessione del filosofo e teorico Pino Fiorella sul concetto di “nudità naturista”, riprendendo il tema già avviato a proposito del significato della parola Naturismo.
Se cerchiamo sul dizionario il significato della parola rivoluzione, troviamo che questo termine deriva dal latino “revolutus”, participio passato di revolvere, ossia rivolgere. Da esso ne deriva, pertanto, che il termine rivoluzione significa violento e profondo rivolgimento dell’ordine politico-sociale costituito, tendente a mutare radicalmente governi, istituzioni, rapporti economico-sociali, ecc.
Una rivoluzione è un momento di rottura, di spaccatura all’interno di una situazione, o di una cultura, o di una religione, o di un Paese che non riesce più a tenere sotto controllo le sue contraddizioni. Di rivoluzioni ce ne sono state tante e tante ce ne saranno ancora.
Ma oltre il campo politico-sociale-economico, ci sono state rivoluzioni nell’arte, nella musica, nello spettacolo, nello sport, nel costume, e in tanti altri settori, ad esempio in quello mediatico, con il Web.
Molto spesso, erroneamente, si parla del Naturismo come di questione di costume o, peggio ancora, di una moda. I più, soprattutto nel mondo tessile, lo collegano alla rivoluzione dei costumi, allo spostamento in avanti del limite del senso del pudore, al diverso giudizio collettivo della nudità, ad una rivalutazione in senso edonistico del valore del corpo, a una diversa concezione della sessualità. Se consideriamo tutto ciò, non possiamo fare a meno di convenire con quanti affermano che il Naturismo rappresenta una delle punte avanzate della rivoluzione dei costumi.
Ma qualcuno si spinge ancora più in là, e leggiamo su taluni articoli di giornali e riviste, scritti da chi nulla sa di Naturismo che l’accettazione più o meno integrale della nudità ha il significato di una vera e propria rivoluzione sessuale. Ebbene, nel tralasciare di commentare alcune banalità contenute in questi articoli, ci chiediamo quale spazio occupi effettivamente la nudità naturista in tutti questi discorsi. Lo possiamo constatare, ad esempio, in certe trasmissioni televisive, dove è possibile presentare la nudità, o meglio semi-nudità, soltanto di bellissime modelle. Trasmissioni dalle quali, peraltro, è rigorosamente bandito il nudo maschile.
Il termine costume, come è risaputo, oltre al significato di “foggia di vestire” (che oggi identifica quasi esclusivamente il costume da bagno e altri speciali abbigliamenti, come il costume di scena, da clown, da ballerina, ecc.) ha anche altri significati. Il senso letterale vuol dire consuetudine, in senso estensivo usanze collettive, abitudini, credenze e comportamenti che caratterizzano la vita sociale e culturale di un popolo, o di una collettività, o di una categoria di persone, in una data epoca.
Ebbene, tornando al tema se il Naturismo abbia rappresentato e rappresenti una rivoluzione dei costumi, la nostra risposta è senz’altro no. Giacché, come abbiamo detto, il termine rivoluzione, oltre ai significati che esso ha in geometria, in astronomia e altre scienze, significa trasformazione prodotta nell’ordine sociale e politico di un popolo con mezzi violenti, non possiamo definire il Naturismo una rivoluzione dei costumi.

Innanzi tutto, il Naturismo è rispetto di sé stessi, degli altri e dell’ambiente, e di conseguenza quando alla base di un’idea ci sono questi principi non violenti, essa non può considerarsi come una filosofia rivoluzionaria. Anzi, possiamo dire senza timore di essere smentiti, che il Naturismo è l’alternativa più valida alla logica della violenza. In secondo luogo, non avendo nessuno dei popoli, delle società, delle collettività più diffusi al mondo adottato come sistema di vita la filosofia naturista, che ha come principio cardine la pratica della nudità promiscua di sesso e di età, possiamo dire che il Naturismo non è stato, e non lo è tuttora, artefice di nessuna rivoluzione dei costumi, semmai possiamo dire che la sua diffusione ha contribuito a una certa evoluzione dei costumi. In terza battuta c’è da aggiungere che, per quanto riguarda la sessualità, oggi come ieri si continua ad associare in maniera erronea il Naturismo al sesso. Non intendiamo dire che il Naturismo escluda il sesso e viceversa, ma intendiamo dire che nel comune modo di pensare della società tessile nudità significa automaticamente disponibilità sessuale, il che non è soltanto erroneo, è concettualmente sbagliato. Questo perché tale errore ha come presupposto il fatto che nel mondo tessile ci si mette nudi soltanto per due motivi, per lavarsi o per fare l’amore. Mentre, come sappiamo, una corretta vita naturista prevede che la nudità non deve mai essere occasionale o episodica, cioè posta in essere per necessità, dimostrando con questo comportamento che se ne ha paura o ribrezzo, ma deve essere una condizione naturale nell’uomo.
Anzi, possiamo aggiungere che la paura e il ribrezzo dimostrano la disgregazione intellettuale dell’uomo civilizzato che, nel tentativo di trascendere il suo stato, ha trasceso invece la sua natura, anziché viverla profondamente per meglio vederne il rapporto con le altre dimensioni dell’essere.
Infine, per concludere, il Naturismo non è una rivoluzione perché la nudità umana altro non è che un recupero della nostra perduta identità, la quale, nel corso dello sviluppo delle diverse società succedutesi nel tempo, è stata cancellata con l’uso improprio del vestito.
Di conseguenza, essendo il Naturismo recupero di ciò che è andato perduto per motivi sociali, politici e religiosi, e pur non essendo ipocrita accettazione di consuetudini sbagliate che non rispettano il corpo e l’ambiente, esso non può considerarsi una rivoluzione perché la sua filosofia non si prefigge di rovesciare istituzioni, governi, Stati, ma si prefigge di elevare la condizione umana in senso etico, igienico e spirituale. Il Naturismo, infatti, in virtù del suo messaggio di fratellanza universale, che ha come denominatore comune la nudità, il che ci rende uguali di fronte alla natura, ha sempre chiesto al potere politico il suo riconoscimento e quindi il suo pieno diritto a esistere nella nostra società.
Come noi naturisti andiamo ripetendo continuamente, il non rispetto delle leggi della natura sta portando il mondo verso l’autodistruzione. Inoltre, essendo la pratica della nudità il principio cardine della sua filosofia, il Naturismo, oltre a favorire la risoluzione di conflitti psichici individuali e collettivi, ridimensiona nelle persone gli appetiti sessuali impropri e ne smorza l’ansia che ne consegue. Infine la nudità naturista, oltre a ricomporre l’unità della persona, rappresenta un atto di umiltà verso sé stessi e verso la natura, in quanto essa permette la nostra ricollocazione nel mondo, ridimensionando la nostra presunzione di onnipotenza e facendoci comprendere che noi non siamo i padroni della natura, ma siamo parte di essa.