Intervista a Luca Mercalli

Luca Mercalli
Luca Mercalli

Naturistitalia ha intervistato Luca Mercalli, noto meteorologo, climatologo, divulgatore scientifico e accademico italiano. Il Prof. Mercalli è da sempre impegnato nel diffondere uno stile di vita più attento alla riduzione dell’impatto ecologico, e nel far conoscere i gravi pericoli dei cambiamenti climatici che stiamo causando e subendo.

1) “Non c’è più tempo”, così si intitola il Suo ultimo libro edito da Einaudi. Non c’è più tempo per reagire perché la situazione è irreversibile, oppure non c’è più tempo per aspettare di reagire?

Luca Mercalli: Non c’è più tempo per aspettare di reagire. La situazione è ormai pregiudicata, irreversibile, però possiamo ancora limitare l’entità dei danni. Il danno è già in corso, non possiamo più tornare a un ambiente come era prima. Possiamo ancora evitare la catastrofe: tra un danno catastrofico e un danno tollerabile, soprattutto per i nostri figli e nipoti, abbiamo ancora questa seconda opzione.
Ma non c’è più tempo, perché più aspettiamo e più questa possibilità di limitare i danni svanisce.

2) “Il Naturismo è un modo di vivere in armonia con la natura caratterizzato dalla pratica della nudità in comune che ha lo scopo di favorire il rispetto di se stessi, il rispetto degli altri e quello dell’ambiente”, secondo la definizione della Federazione Mondiale INF-FNI redatta nel 1974.
Rispettare l’ambiente quindi per rispettare noi stessi, per dare e per darci un futuro vivibile. Come mai molti oggi non comprendono che, distruggendo l’ambiente distruggiamo noi stessi?

Luca Mercalli: Purtroppo distruggere è un’attitudine antropologica dell’uomo, l’abbiamo sempre fatto. Siamo sempre stati dei predatori. La grande differenza è che in passato eravamo pochi: basti pensare che gli esseri umani 10.000 anni fa non raggiungevano i 5 milioni di esemplari. Poi abbiamo raggiunto il miliardo nell’anno 1800, e oggi sfioriamo gli 8 miliardi.
Da predatori abbiamo invaso tutti gli spazi del Pianeta. E lo abbiamo fatto in passato con mezzi modesti, oggi invece con una tecnologia dirompente, che accelera tutti i danni che stiamo facendo all’ambiente. L’umanità non ha ancora maturato che, per la prima volta nella sua storia, o si pone dei limiti oppure porterà alla rovina la sua possibilità di sopravvivenza.
Il nostro Pianeta ha dimensioni e risorse limitate, e i dati, la realtà, sono sotto gli occhi di tutti: gli spazi vitali sono sempre più ristretti. E non intendo dire spazi di natura incontaminata, perché ormai incontaminati non sono più nemmeno i fondi degli oceani e le vette delle montagne più alte, ma spazi dove almeno i livelli di compromissione non siano totali.

3) Movimento Greta: i più giovani sembrano risvegliarsi, dopo gli anni tra la metà dei settanta e la metà dei novanta del secolo da poco trascorso, ma non gli adulti, almeno non con la stessa intensità. Soprattutto sembrano non risvegliarsi quelli che gestiscono il potere: non solo politici, ma anche top manager, giornalisti e influencer. Come mai, e cosa si deve fare?

Luca Mercalli: Gli spazi di manovra sono ormai limitati. Il movimento dei giovani, stimolati dall’azione di Greta Thurnberg, ha avuto un momento di notorietà con il grande sciopero mondiale del 15 marzo 2019.
Però, anche se ne è stato annunciato un altro in settembre, mi sembra che la tensione sociale su questi problemi sia troppo bassa: sono passati sei mesi e non è successo ancora nulla di concreto.

4) “Il mio orto tra cielo e terra” (Aboca edizioni) è il titolo di un altro suo libro. Ognuno di noi può sempre fare singolarmente qualcosa, nel suo piccolo, di utile per l’ambiente e il clima. Cosa può fare ognuno di noi di non utopistico, nel pratico e immediato, da subito…anche se non ha un orto?

Luca Mercalli: Quel libro riguarda la mia esperienza pluridecennale con l’orto sostenibile, che non tutti possono avere e fare. C’è un altro mio libro che insegna a fare qualcosa in termini pratici, “Prepariamoci” (ed. Chiarelettere), nel quale c’è anche l’orto ma ci sono anche tutte le altre cose che possiamo fare individualmente a casa nostra.
Possiamo fare molto!
Sono i consumi che incidono sull’ambiente. Ci sono quattro grandi settori dove ognuno di noi può dare il suo contributo al clima e all’ambiente: la casa, i trasporti, il cibo, e quello generico dei nostri consumi personali. La casa è un grande colabrodo energetico. Sono pochissime oggi in Italia le case che sono state riqualificate dal punto di vista dei consumi energetici. Si può fare con la casa di proprietà, ma anche se si sta in affitto in un condominio. Oggi ci sono, con gli ecobonus, le modalità amministrative per avere uno sgravio fiscale per l’isolamento termico, i vetri doppi, nuovi mezzi di riscaldamento come pompe di calore, pannelli solari, fotovoltaici e così via.
Il secondo grande asse è quello dei trasporti: come ci muoviamo e perché ci muoviamo? Ci muoviamo troppo e male. Quindi ridurre i trasporti inutili. Ad esempio, io da due anni ho scelto di non prendere più l’aereo, che è il mezzo più inquinante, per
futili motivi quali le vacanze. Scelgo posti più vicino a me, o prendo il treno: in Europa è possibile visitare tutte le grandi capitali con un viaggio in treno. Poi un’automobile piccola, non i giganteschi Suv che fanno 7 chilometri con un litro, ma una che ne fa 20 o 25. Se è possibile un’auto elettrica, ovviamente ricaricata con energia rinnovabile. Ripeto, dobbiamo cercare di sopprimere i movimenti inutili.
Oggi con il telelavoro e con mezzi quali Skype si possono evitare riunioni che fanno prendere un’auto, un aereo, un treno.
Il terzo grande settore è il cibo. Ridurre il consumo di carne, ridurre il cibo esotico, il cibo industriale. La produzione, il trasporto, il confezionamento del cibo rappresenta
il 25% delle emissioni globali, quindi anche a casa nostra, con le nostre scelte, possiamo fare la differenza con quello che mettiamo in tavola.
Infine il quarto settore, quello dei consumi dettati dalle nostre scelte di vita. Da questo punto di vista essere naturisti riduce sicuramente i consumi, a partire dal minor uso degli abiti. Gli abiti sono una voce importante dei consumi. Probabilmente i naturisti sono meno sensibili al terribile tarlo della moda, che fa buttare via abiti a manetta, anche se sono ancora buoni. Passano pochi mesi, ci si sente inadeguati e bisogna continuamente sostituirli con qualcosa di nuovo, anche se quello che si ha funziona ancora benissimo. Non dico che bisogna andare in giro come degli straccioni, però dobbiamo fare scelte più oculate su ciò che acquistiamo, una calzatura, un vestito.
E come gli abiti, c’è il telefonino, c’è tutta quella enorme quantità di prodotti che diventano inutili e che poi si trasformano in rifiuti, quindi in un altro dei problemi ambientali.

5) L’astronauta Luca Parmitano, da pochi giorni nuovamente in orbita, ha detto “il deserto avanza, è avanzato molto dall’ultima volta che sono stato quassù”. Cambiamenti climatici, fame, migrazioni: noi opulenti occidentali finiremo costretti a emigrare a nord per coltivare il grano, magari fino in Scandinavia per coltivare le vigne?

Luca Mercalli: È il tema di un romanzo di Bruno Arpaia, “Qualcosa, là fuori”, pubblicato qualche anno fa da Guanda. Immagina gli italiani affamati dalla desertificazione che scappano verso la fine di questo secolo per raggiungere la fertile Scandinavia ed emigrare là, ma vengono falciati dalle mitraglie delle motovedette svedesi che sul Baltico fanno quello che noi oggi facciamo sul Mediterraneo.
È un romanzo molto realistico.

6) Perché l’ecologia, la salvaguardia del nostro ambiente viene visto come anti-economico, anziché come un’opportunità, anche di business?

Luca Mercalli: In realtà si può fare del business con l’ecologia, e lo si sta già facendo. In genere il business lo si fa quando si riesce a essere più efficienti.
I nostri processi industriali sprecano perché sono nati in un’epoca di sviluppo dove c’era abbondanza di risorse, di materie prime: negli anni ’60 del Novecento il petrolio costava meno dell’acqua, e quindi abbiamo messo su un sistema dissipativo.
Oggi è possibile cambiare una bella fetta di questi sprechi di materie prime e di energia. In questo modo si fa business, lo si sta già facendo. Moltissime industrie si accorgono che, con i prezzi crescenti dell’energia, con la tassazione ambientale che nei Paesi occidentali comincia a entrare, si può diventare più efficienti, e risparmiare, sprecando e inquinando meno.
Però non basta: una volta che uno ha tagliato gli sprechi, poi cosa facciamo? Il problema è proprio dell’economia in generale, non è più possibile basarsi su una crescita infinita in un Pianeta finito. Deve cambiare il modello economico, il Pil non può essere la nostra ragione di vita.