
Da anni, dentro la Federazione Naturista Italiana e al di fuori di essa, tra Naturisti si dibatte sull’utilità o meno di una legge nazionale che riconosca, tuteli e promuova il turismo e lo stile di vita naturista. Infatti nel nostro Paese, a differenza di molti altri della UE, non c’è una normativa specifica. E questo nonostante alcuni tentativi fatti nel passato in Parlamento, il più importante dei quali nel 2000, quando, dopo una raccolta di firme a sostegno di un disegno di legge sostenuto da parlamentari di ogni schieramento, una delegazione Fenait (Federazione Naturista Italiana) venne accolta in audizione presso la Commissione Affari Sociali del Parlamento.
Si è preferito demandare alle Regioni e ai Comuni. Ma a oggi, settembre 2019, solo 4 Regioni hanno una legge per la promozione del Naturismo. In ordine cronologico: Emilia-Romagna, Abruzzo, Veneto, Piemonte.
Tutte e quattro hanno caratteristiche molto simili, e definiscono l’autorizzazione di spazi naturisti sia pubblici che privati, ma hanno anche alcuni punti specifici.
Ad esempio, quella dell’Emilia-Romagna del 2006, al punto 1 dell’art. 5 dice che le aree destinate alla pratica naturista “…dovranno essere recintate con piante autoctone.” È l’unica che si preoccupa in modo specifico della flora locale:
Legge Regione Emilia-Romagna num. 16, luglio 2006
Quella della Regione Abruzzo, del 2013, all’art. 1 riporta alla lettera la definizione internazionale di Naturismo dell’International Naturist Federation (che riunisce circa una quarantina di Federazioni nazionali di tutto il mondo, e alla quale anche la Fenait aderisce): “si definisce Naturismo un modo di vivere in armonia con la natura, caratterizzato dalla pratica della nudità in comune, allo scopo di favorire il rispetto
di se stessi, degli altri e dell’ambiente.”
Il punto 1 dell’art. 3 dice che “la Regione Abruzzo, entro i limiti posti dallo Statuto e nel rispetto dei principi generali della Costituzione della Repubblica, riconosce e promuove nel proprio territorio le condizioni necessarie per garantire la possibilità di praticare il naturismo, riconoscendolo come stile di vita sano, naturale ed educativo, nonché avente grandi potenzialità di sviluppo economico.”
All’art. 4 si richiama alla sentenza della Corte di Cassazione num. 3557 del 2000, quando al punto 1 stabilisce che “i Comuni ed i competenti enti, anche in accordo tra loro, entro centottanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, individuano e destinano spiagge marine, lacustri o fluviali, boschi ed altri ambienti naturali di proprietà del demanio o di enti pubblici alla libera pratica del naturismo, a cominciare
da quelli in cui tale pratica è già consuetudine. Ogni Comune ha la facoltà di ampliare nel tempo le zone già indicate e di trovare nuovi siti da destinare alla pratica naturista.”
Legge Regione Abruzzo num. 26, agosto 2013
La legge del 2014 della Regione Veneto, al punto 3 dell’art. 7, è l’unica a stabilire che le aree pubbliche destinate al turismo naturista “siano concesse con preferenza, a parità di condizioni, alle associazioni o organizzazioni affiliate ad una delle federazioni o confederazioni naturiste nazionali o internazionali.”
Legge Regione Veneto num. 7, febbraio 2014
Ultima, fino a ora, la legge del 2015 della Regione Piemonte, che riprende molti contenuti delle altre tre precedenti:
Legge Regione Piemonte num. 21, settembre 2015
Ci sono poi i Comuni, e le loro autorizzazioni. Il primo a deliberare fu il Comune di Roma, che a seguito della delibera num. 104 del 1999, l’anno dopo autorizzò a Ostia-Capocotta (storica spiaggia naturista) la prima spiaggia naturista italiana legale.
Ultimo in ordine di tempo il Comune piemontese di Varallo, che sul fiume Sesia ad agosto ha autorizzato ufficialmente una spiaggia naturista inaugurata pochi giorni fa alla presenza del Vice-Sindaco.
Tirando le somme, in 20 anni si sono ottenute 13 spiagge ufficiali e 4 leggi regionali. Si può fare di più e meglio, soprattutto considerando quanto avviene in Nazioni confinanti la nostra, o simili per storia e cultura. Ad esempio, in Francia, dove oltre alle più di 100 strutture turistiche naturiste (la Francia è il primo Paese al mondo per ricettività e presenze turistiche naturiste), ci sono 80 spiagge riconosciute per legge.
O la Croazia, ben più piccola dell’Italia e con solo 4 milioni di abitanti, che conta una trentina di spiagge ufficiali. Per non parlare della Spagna, che ha circa 500 spiagge o totalmente naturiste o con spazi riservati al naturismo. Sì, avete letto bene, non è un errore di battitura: 500 spiagge.