
Le “obbligazioni verdi”, o Green Bond, sono strumenti finanziari relativamente nuovi, ma che hanno conosciuto un tasso di crescita straordinario dal 2007 a oggi. Sono obbligazioni come tutte le altre, ovvero titoli di debito la cui emissione è legata a progetti che hanno un impatto positivo per l’ambiente, come l’efficienza energetica, la produzione di energia da fonti pulite, l’uso sostenibile dei terreni e altri tipi di iniziative: i Green Bond permettono infatti di finanziare vari tipi di progetti con caratteristiche di sostenibilità ambientale, come il trattamento dell’acqua e dei rifiuti, iniziative legate alla prevenzione e controllo dell’inquinamento, infrastrutture per i trasporti ecologici, e più in generale iniziative legate all’utilizzo sostenibile dell’acqua o all’edilizia eco-compatibile, per citare qualche esempio.
A inventarli è stato un italiano, Aldo Romani, capo del funding sostenibilità della Bei (Banca Europea per gli Investimenti), e infatti la Bei è stata la prima istituzione al mondo ad emettere un Green Bond, nel luglio 2007.
In Italia la prima obbligazione verde è stata lanciata nel 2014 dalla multitutility emiliana Hera: un decennale da 500 milioni di euro.
Il primo green bond di Stato è stato emesso da un paese europeo: la Polonia, che nel dicembre 2016 ha lanciato un’0bbligazione verde da 750 milioni di euro.
Inizialmente i Green Bond provenivano principalmente da istituzioni finanziarie sovranazionali, come la Banca mondiale o la Banca Europea per gli Investimenti, poi sul mercato sono arrivati anche titoli emessi da singole aziende, municipalità e agenzie statali. Ma rimane significativa l’attenzione delle organizzazioni internazionali al tema della sostenibilità ambientale: tutte le principali Banche di Sviluppo (Banca Mondiale, International Finance Corporation, European Bank for Reconstruction and Development, European Investment Bank, Asian Development Bank, African Development Bank) ogni anno rinnovano il loro impegno nella sostenibilità avviando nuovi piani di emissione di Green Bond. Da parte degli investitori, entrambi i trend portano ad una maggiore attenzione a tematiche connesse al cambiamento climatico e alla sua inclusione finanziaria, due temi centrali nell’agenda mondiale che trovano un forte riscontro nelle linee guida definite all’interno dei Sustainable Development Goals promossi dalle Nazioni Unite.
Negli ultimi anni si è vista una espansione più significativa anche grazie alla spinta impressa dalla Cop21 di Parigi e da altri accordi sul clima. Molti paesi, compresa la Cina, stanno cercando di equilibrare il peso dei combustibili fossili nel mix energetico con nuovi investimenti per ridurre le emissioni di gas serra.
Quattro le principali caratteristiche che differenziano i green bond dalle obbligazioni tradizionali:
- Selezione del progetto da finanziare o rifinanziare;
- I proventi devono essere vincolati al progetto selezionato; il denaro deve essere depositato su conto vincolato o trasferito in un portafoglio specifico o comunque tracciato dall’emittente;
- Deve essere realizzata almeno (una volta all’anno) una rendicontazione dell’utilizzo dei proventi indicando i progetti per cui vengono utilizzati;
- Ci deve essere la second opinion, ovvero un revisore esterno deve certificare documenti e obiettivi.
La Commissione Europea ha sempre sostenuto le potenzialità e il funzionamento del mercato dei Green Bond, presentando un pacchetto di misure intitolato “Energia pulita per tutti gli europei”, secondo il quale dal 2021 sarà necessario un supplemento di 177 miliardi di euro all’anno per raggiungere gli obiettivi individuati per il 2030 su clima ed energia per i quali questi nuovi meccanismi di finanziamento e di investimento potrebbero giocare un ruolo essenziale.
Con questa ormai conclamata necessità di reperire sempre più capitali finanziari per contrastare i danni del cambiamento climatico e il conseguente aumento di investimenti in tecnologie e infrastrutture “verdi” per la transizione energetica verso forme di energie rinnovabili e consumi più sostenibili dal punto di vista ambientale, i mercati finanziari saranno sempre più un catalizzatore fondamentale per la reperibilità e raccolta di questi capitali. Ecco perché diventa sempre più importante definire standard globali, ad oggi non ancora standardizzati.
Per certificare come “verde” un determinato bond ci sono le linee guida elaborate dall’International Capital Market Association (ICMA).
I princìpi ICMA sono quattro: per prima cosa, chi emette un titolo deve identificare con chiarezza la destinazione dei proventi. In secondo luogo, deve seguire alcuni procedimenti particolari nella valutazione e selezione dei progetti, che devono rientrare in un elenco di categorie.
Inoltre, chi emette l’obbligazione deve garantire la massima trasparenza nel comunicare la gestione dei proventi. Infine devono essere resi disponibili dei report per mantenere aggiornati gli investitori sull’avanzamento dei progetti finanziati.
L’Unione Europea sta lavorando alla definizione di standard che possano essere utilizzati globalmente, visti anche i grandi successi ottenuti sempre più da questo tipo di titoli, soprattutto in questo 2020 caratterizzato dalla pandemia globale del Covid-19.