
Quando nel novembre 2019 l’acqua alta mise in ginocchio il capoluogo veneto, un professore di letteratura inglese dell’Università veneziana Ca’Foscari – Shaul Bassi – auspicò dalle colonne del New York Times un destino verde per la sua città.
Da quell’articolo si sviluppò un progetto e in questi giorni Ca’ Foscari si appresta all’avvio del corso di laurea magistrale in Scienze Umane Ambientali (Environmental Humanities, in inglese) per l’anno accademico 2020/2021, rendendo la Serenissima l’unica città italiana ad erogare un insegnamento simile.
«Venezia è una città simbolo dei problemi che i cambiamenti climatici hanno causato, ed è anche un luogo che da secoli sforna arte e pensiero per affrontare i problemi. È un crocevia di culture», conferma il Prof. Bassi, designato coordinatore del nuovo corso. Il Master’s Degree appena inaugurato, nato dalla commistione di discipline scientifiche e umanistiche, garantirà ai futuri ecologisti una preparazione di respiro internazionale, con 7 dipartimenti coinvolti, decine di conferenzieri e insegnanti bilingue.
Aggiunge il Prof. Bassi: «Non esiste cultura senza conoscenza dell’Ambiente. L’emergenza ambientale è complessa, riguarda ogni aspetto della nostra esistenza e ci deve spingere a superare la dicotomia materie scientifiche/umanistiche. Divisione fuorviante: non esiste nessuna cultura senza conoscenza dell’Ambiente, non esiste conoscenza della Natura senza cultura».
Ed è per questa ragione che un aspirante ecologo dovrà saper citare Popper come Haeckel. Quello a cui noi puntiamo è avere degli studenti con delle solide basi scientifiche e umanistiche, capaci di affrontare la Questione Ambientale».
Il caso di Venezia non è che la punta dell’iceberg di un trend in crescita: il cammino verso la cultura della sostenibilità imboccato dagli atenei del Belpaese. In Italia i corsi di studio green stanno crescendo. Sono decine, infatti, le istituzioni universitarie italiane, pubbliche e private, che iniziano a organizzarsi intorno ai temi della tutela ecologica. Negli ultimi dieci anni, la crescita dei corsi ad impronta verde si è fatta sentire: stando ai numeri del CUN (Consiglio Universitario Nazionale), i cosiddetti Ecodegrees erano 17 nel 2014, 37 nel 2019 e si prospetta una crescita di 22 unità per l’anno corrente. Dalla Lombardia a Napoli, passando per Bologna e Sassari: dal percorso in agraria “sostenibile” di Brescia all’economia ambientale di Ferrara e di Siena.
Spazio anche agli studi di bioingegneria, di cui La Sapienza di Roma è capofila. E a Napoli occhi puntati sul corso di “Biologia e Uso Sostenibile delle Risorse” della Federico II.
E il mondo del lavoro? Quella degli atenei nostrani è una metamorfosi che non lascia indifferente il
mercato e il mondo della formazione post–laurea.
Valentina Perissinotto, docente e coordinatrice del Master in Green Management, Energy and CSR dell’Università Bocconi di Milano (primo al Mondo per ranking nel 2019), spiega che «temi come per esempio il benessere delle persone, il cambiamento climatico, l’efficienza energetica, la tutela delle risorse naturali e degli ecosistemi, l’economia circolare rappresentano un punto fondamentale nelle agende di tante aziende del settore privato e pubblico, di organizzazioni internazionali e governi. Il mercato chiede quindi un numero maggiore di profili con competenze in questi ambiti. Lo dimostra anche il tasso di occupazione: abbiamo raggiunto il 100% a un anno dal conseguimento del diploma. Per raggiungere l’auspicato cambio di paradigma verso un’economia più rispettosa di persone e ambiente, servono due ingredienti fondamentali: valori e competenze. Da un lato quindi, è fondamentale avere gli strumenti per rivedere i modelli economici, dall’altro è fondamentale creare un bagaglio di conoscenze e competenze a 360 gradi, unico modo per dare un contributo concreto e di valore».