
Nel 1962 lo scrittore inglese Eric Frank Russell immagina un pianeta totalmente votato al Naturismo. Nel romanzo fantascientifico-satirico Galassia che vai, l’approdo di una delegazione terrestre su Igea, il pianeta Naturista, si inserisce nella cornice di un futuro in cui un pianeta Terra troppo ortodosso e tradizionalista scopre di non essere in grado di mantenere i rapporti con le molte colonie instaurate qua e là per il cosmo.
Noi naturisti lottiamo continuamente per ottenere e preservare spazi adeguati al nostro modo di concepire il rapporto con la natura. Se Russell è arrivato a immaginare che fosse necessario emigrare su un altro pianeta, per soddisfare questo proposito, il motivo è che nel futuro che descrive ogni colonia interstellare dell’Impero terrestre ha fatto propria una sotto-cultura della madrepatria, eleggendola a unico stile di vita ammissibile. Così, gli abitanti del pianeta Igea riconoscono nel Naturismo la propria vocazione, mostrandosi nudi e liberi al “vestitissimo” equipaggio mandato a rappresentanza della Terra.
La storia si ripete (o si ripeterà nel futuro galattico): sbarcando su Igea, il pianeta Naturista, la spedizione che aveva il compito di riportare le colonie terrestri sotto l’ala protettrice di una cultura millenaria dovrà fare i conti con le limitazioni imposte da quella stessa cultura. Gli igeani vivono nudi? Per non offendere la loro cultura i militari in libera uscita dovranno visitare il pianeta senza vestiti addosso (con la gentile concessione di indossare gli stivali).
Unita a un salutismo che non ammette vizi o debolezze, la nudità degli igeani diventa il pretesto per marcare una sostanziale differenza con i flaccidi e ansimanti terrestri. Allo stesso tempo, la nudità propone un modo di vivere alternativo, seminando il dubbio e stimolando la curiosità tra i membri dell’equipaggio.
I preconcetti che i nostri si sono portati dietro per migliaia di anni impediscono di accettare a priori la particolarità dei coloni di Igea, ma nonostante questo i visitatori terrestri si scoprono incapaci di stabilire quale delle due sia la cultura “giusta”.
E, di ritorno al pianeta Terra, non avrebbero di che stupirsi nell’incontrare naturisti che non hanno dovuto attraversare il vuoto spaziale per vivere le giornate senza vestiti.
Pubblichiamo un estratto del romanzo, edito da Mondadori per la collana Urania Collezione (n.25 del febbraio 2005)
Il secondo pianeta affiorò dallo spazio come una vivida palla verde-azzurra che girava attorno a un astro arancione pallido, parente stretto del Sole. Altri nove pianeti e una dozzina di satelliti completavano il sistema ma, secondo le antiche carte spaziali, Ige era l’unico abitato da esponenti del genere umano.
Le macchine fotografiche entrarono in funzione appena il pianeta venne a trovarsi a una distanza sufficientemente ravvicinata. Apparvero vaste zone di foresta intatta, e molti fiumi che scorrevano senza venire attraversati da ponti.
Tuttavia, una parte del territorio indicava che i colonizzatori non se n’erano rimasti con le mani in mano. Autostrade e ferrovie attraversavano buona parte delle vallate più grandi e più fertili, coltivate fino al limite delle foreste. Altre vallate, città e villaggi sorgevano un po’ dappertutto, e si vedevano anche fabbriche e altri segni di attività industriale. C’era una città in riva all’acqua con un sistema di banchine, e grandi velieri ancorati nella rada. Il tutto dava l’impressione di abitanti più numerosi e attivi che sul pianeta precedente.
[…]
Gli igeani erano altissimi e ben fatti, dei veri Mister Muscolo. Ognuno di loro portava una borsa a tracolla, ed era elegantemente abbigliato con un paio di sandali… e nient’altro.
Scrutando l’assemblea con malcelato disprezzo, uno dei due pronunciò un fraterno benvenuto: ─ Eccoli qua i terrestri… i soliti incorreggibili zozzoni!
L’ambasciatore accolse l’osservazione come una botta in testa. Reagì d’istinto: ─ Sarebbe a dire?
─ Che continuate a nascondervi alla gloria dei raggi solari e alla faccia del creato ─ lo informò l’aborigeno. E puntando significativamente gli occhi sulle trippe dell’ambasciatore, osservò, rivolto al compagno: ─ Bisogna riconoscere che questo ha i suoi buoni motivi per vergognarsi del suo corpo, eh, Pincuff?
─ Già ─ approvò Pincuff. ─ A forza di insistere, si sa che l’ingordigia e la dissolutezza hanno il loro effetto.
─ Non vi permetto…! ─ protestò l’ambasciatore.
─ Hai sentito, Boogle? Lui non permette ─ disse Pincuff, sbottando in una risata. I suoi occhi si posarono sulla nave, notando le facce attonite che si affacciavano un po’ dappertutto. ─ E guarda quelli, Boogle. Hanno paura di venir fuori e di farsi vedere. Sembrano tanti vermi flaccidi.
─ Già ─ confermo Boogle. ─ Dio abbia pietà dei loro petti rachitici. ─ Poi si gettò a terra, eseguì venti flessioni, saltò in piedi e si massaggiò l’addome. ─ Vediamo un po’, fallo tu ─ disse con torno di sfida rivolto all’ambasciatore.
─ Per vostra norma, sono il rappresentante della Terra, non un acrobata da circo.
─ Dici sul serio? Be’, ma almeno una mezza dozzina di semplici piegamenti li potrai fare.
─ No. No e poi no.
─ Almeno uno ─ supplicò Boogle. ─ Tanto per cominciare. In seguito potrai aumentare la dose. Ti farebbe bene, sai?
─ Sono io che stabilisco quello che mi fa bene ─ dichiarò l’ambasciatore, deciso a controllare i propri nervi. ─ E non sono venuto qui per discutere di ginnastica. Desidero essere messo in contatto con qualche autorità.
─ Perché?
─ Per motivi strettamente confidenziali.
─ Ehi, non senti? ─ domandò Boogle a Pincuff, in tono sospettoso.
─ Qui c’è qualcosa che puzza.
─ Viene dalla nave ─ spiegò Pincuff. ─ È piena di aria viziata e di panni vecchi. Nessuno fa il bagno da mesi. Una vera stalla.
─ L’aria della nave viene pulita e sterilizzata sei volte all’ora ─ lo informò Grayder.
─ Lo credo bene! ─ replicò Pincuff. ─ Altrimenti potreste tagliarla col coltello.
─ Che zozzoni ─ aggiunse Boogle per buona misura. ─ Probabilmente rappresentano l’unica forma di vita che ha reputato necessario inventare i centri di disinfestazione.
─ E dove avete sentito queste cose? ─ chiede gelido l’ambasciatore.
─ Abbiamo studiato. Sappiamo un sacco di cose riguardo alla Terra. Là tutti sono fisicamente sporchi, seguono abitudini antigieniche, e hanno una concezione poco sana del proprio corpo. Sono malati, depravati, e infestati da microbi. Perseguitano chiunque non abbia paura di affrontare il vento, la pioggia e il sole nel suo stato naturale.
─ Questa la chiamate istruzione?
─ Certo, lo è.
Cambiando tattica, l’ambasciatore arrischiò: ─ Immagino che questi siano gli insegnamenti che via hanno dato i Figli della Libertà, vero?
─ Per la barba di Satana! ─ esclamò Pincuff inorridito. ─ Ci ha presi per Doukhobortsy.
─ Se volete i Douk ─ fece Boogle sprezzante ─ sono al di là delle colline a rotolarsi nel fango. Ce li abbiamo mandati noi, duecento anni fa.
─ Perché?
─ Perché non c’era niente da fare, con loro non si poteva andare d’accordo. Una manica di scocciatori, sempre lì a fare prediche, che cercavano di convincerci a pensarla come loro, e ci mettevano in croce se rifiutavamo di lasciarci illuminare. Credevano che, siccome noi Naturisti eravamo sempre stati perseguitati per la nostra nudità, fossimo pane per i loro denti. Ci hanno lasciato venire qua con l’idea di sottometterci alle loro teorie, ma avevano sbagliato i conti.
─ Com’è andata a finire?
─ Abbiamo morso il freno finché non siamo stati abbastanza forti, poi li abbiamo cacciati verso sud. Chiunque fa causa comunque con i Douk, è un deficiente fatto e finito. Ma per fortuna noi Naturisti non lo siamo affatto. ─ eseguì un paio di piegamenti, saltellò, tir pugni nell’aria per qualche secondo, e infine concluse: ─ Mente sana in corpo sano. Dico bene, Pincuff?
─ Già ─ approvò Pincuff.
L’ambasciatore cercò di sapene di più. ─ E voi siete più numerosi di quei… ehm… Douk?
─ Sicuro. In un rapporto di almeno 20 a uno. Loro stanno scomparendo.
─ Il che significa che i Naturisti occupano la parte più importante del pianeta?
─ Esatto.
─ Quindi, a tutti gli effetti, il vostro governo è il governo del pianeta?
─ Proprio.